Via Valleremita, - 60044 Fabriano (AN)
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Lungo la strada, dal bivio della statale 76, che conduce a Valleremita, presso Camporege, si trova una piccola chiesa isolata.
Menzionata nel 1215 come Santa Trinità, poi restaurata o rifondata nel 1287 come San Leonardo, la chiesa fu posta alle dipendenze del Capitolo di San Venanzo a Fabriano, che ne nominava il rettore. Fino al 1740 rimase sotto la giurisdizione della Cattedrale di San Venanzo.
Qui furono traslate nel 1929 le urne con i resti di Chiavello Chiavelli che mori a Venezia il 7 Agosto 1412 e della moglie Lagia (altre volte nominata Livia,  fu una poetessa), erano state portate via dall’eremo di Valdisasso pericolante per poi tornare negli anni 60′ nella attuale sede definitiva della chiesa dove erano, nell’eremo di Santa Maria in Valdisasso.
Secondo il Wadding, che non cita alcuna fonte, esecutrice di questa volontà sarebbe stata la moglie Lagia, che due anni dopo la morte avrebbe curato il rientro in patria delle spoglie. Altri ritengono invece che il Chiavello scelse l’Eremo Valdisasso perché vi riposava già la sposa morta nel 1410.
Chiavello Chiavelli era morto a Venezia, precisamente il 7 agosto 1412, mentre si trovava colà in veste di capitano al soldo della Serenissima. In punto di morte avrebbe disposto di essere seppellito all’Eremita de’ zoccolanti.
La chiesa di origine antica si regge su solidi muri portanti in pietra locale, di varie pezzature e disposti su file disuguali. Il semplice portale presenta un arco di forma leggermente ogivale.
All’interno della chiesa era conservata una cassetta lignea quattrocentesca con gli stemmi della famiglia Chiavelli e contenente le ossa di Chiavello Chiavelli e sua moglie Livia che venne poi trasportata nel 1929 nella chiesa dell’Eremo di S. Maria di Val di Sasso (Valleremita).
Fu restaurata nel 1927, per ricordare il miracolo che compì San Francesco nel vicino campo, grazie all’interessamento dei coniugi Pagliaro, che la vollero riconsacrata con il titolo di San Francesco, in memoria di un prodigio che il Santo avrebbe qui compiuto.

Sulla facciata della chiesa è riportata la seguente iscrizione:

HOC PERVETUSTUM SACELLUM

S.S. TRINITATIS ET D. LEONARDI DE CAMPORESIO

TEMPORUM INIURIIS PAENE COLLAPSUM

FRANCISCUS ET PHILOMENA PAGLIARO

DOC ANNO AB OBITI D.FRANCISCI ASSISIENSIS

QUEM HAC TRANSISSE

ADHUC SUPERSTIT FAMA VULGATUM EST

AUSPIOIBUS VIRIS FABRIANENSIBUS

ILLI HONORANDO PRAEPOSITIS

SUIS SUMPTIBUS

IN PRISTINAM FORMAM REDIGERUNT

A.D. MCMXXVII

Il campo di San Francesco

Nel 1210, e una seconda volta nel 1215, San Francesco dimorò presso l’Eremo S. Maria di Val di Sasso di Valleremita, lasciando come traccia di queste soste alcune leggende.

Vari sono i racconti di prodigi che la tradizione popolare vuole seguirono la venuta di San Francesco in territorio fabrianese all’inizio del XIII secolo.

Narra una leggenda, riportata anche nell’iscrizione di un’edicola posta a lato della strada da Camporege a Valleremita, che S. Francesco, tentando di raggiungere l’Eremo di Valdisasso, smarrì la via. Vedendo dunque un contadino che con i suoi buoi stava dissodando il suo campo lo pregò di indicargli la giusta direzione. L’agricoltore, benché indaffarato, preoccupato che prendesse una direzione errata, lo accompagnò fino alla Romita; al ritorno arrivato sul terreno per riprendere il lavoro interrotto, con grande stupore vide che il campo era completamente arato e i buoi che aveva lasciato attaccati all’aratro erano riposati come se non avessero fatto loro il duro lavoro.

Il luogo, ancora oggi indicato come campo di S. Francesco o campo del miracolo, è di proprietà della Curia che lo utilizza per ospitare gruppi e ritiri spirituali.